Cartolina postale degli anni 50'  

Ai piedi del massiccio dell' Inici e a monte del torrente Mendola, forse nel luogo in cui sorgeva la chiesa di S.M. della Mendola sorse ad un certo punto della storia il Castello d'Inici. 

Abitato ancora nei primi anni 60 di questo secolo, (50 abitanti al censimento del 1961 e 400 nel territorio circostantealla stessa data) è articolato intorno a due cortili ed era un pò il centro della contrada , qui erano: l'ufficio postale, la caserma dei carabinieri e la scuola. L'abbandono e l'incuria più totale risalgono agli anni successivi . 

Nel 1507 Inici era Baronia dei Sanclemente e territorio di territorio nella giurisdizione della città di Monte San Giuliano (Erice). 

Allegranza Sanclemente nel 1580 a detta del Villabianca la diede ai Gesuiti. 

Il Cordici storico ericino scrive "Nel fego Inici è la chiesa della Madonna della Mendola, fabbricatavi negli anni del Signore 1574 in onore di una Immagine fattavi dipingere da Marco Zichichi montese..... Il quadro di questa Madonna fattosi chiaro per le gratie, che molti ne ottennero, fu coperto di Chiesa, e perchè tuttavia cresceva la devozione, la università del Monte li fece a sue spese una campana, che in processione solenne gliela portò nel 1589, con versi scolpiti nella campana". tali versi erano "Campanam templo ponit cui mendula nomen / cum cetu supplex urbs erycina dedit / protege diva parens erycinos, protege fines / quos habitas: humiles suscipe virgo preces ". 

Tali note sono a mio parere importanti per stabilire l'origine di un Castello su cui molto si è favoleggiato ma di cui in effetti poco si conosce. Infatti la Chiesa della Mendola con i precisi riferimenti di date presenti nella citazione da parte del Cordaci, e la sua presenza ed ubicazione , pur con le approssimazioni consentite, nell'illustrazione allegata all'opera di Bonaventura Provenzano (Chronica di Erice, oggi Monte San Giuliano - vol.II 1660), in assenza invece di riferimenti al Castello, ove si consideri che le altre presenze dell'epoca presenti in un ipoteco triangolo (Calatafimi, Castellammare,Castello di Baida) sono presenti, portano a concludere che la chiesa della Mendola è assai probabilmente la medesima presente nella parte centrale del Castello, e che il Castello fino a data prossima al 1660 non esisteva in quanto tale. 

Ove si confronti poi il contenuto di una delle lapidi in cui si dice che "... la torre / sorse al mille indice di posa e sicurezza al viandante ...." con la rappresentazione del Provenzano è da pensare che ci si riferisca alla torretta centrale adiacente alla Chiesa. 

La carta dello Shemettau del 1720 riporta invece con sufficiente nettezza pur nell' approssimazione di scala la doppia corte del Castello. 

E' da pensare quindi a questo spazio temporale 1660-1720 come data di edificazione del Castello così come lo abbiamo conosciuto in questi anni, o almeno assai simile. 

Nel periodo considerato la proprietà del bene è dei Gesuiti, ed è pensabile quindi che sia opera loro l'ampliamento. 

Altra considerazione da farsi intorno alle date è quella relativa all'epoca di realizzazione di alcuni dipinti del La Bruna realizzati nel 1738 ed aventi per tema santi e beati dell'Ordine. Segno di un interessamento a distanza di circa 70 anni anche per gli aspetti culturali oltreche produttivi dell'azienda. 

Che tale crescita di interessi intorno alla azienda possa anche aver spinto i Gesuiti alla realizzazione di una Torre medievaleggiante si da far parlare ai posteri di Castello d'Inici à tutt'altra cosa. 

A tal proposito è da considerare che nei documenti intorno all'espulsione dei Gesuiti mai si parla d'Inici come Castello, ma solo di "feudo" e "casa" ancora sino al 1866 data di redazione di una pianta topografica per la quotizzazione dei limitrofi ex feudi di Balata d'Inici e Pocoroba. 

E' da presumere che la realizzazione della Torre recentemente crollata sul finire del 1998 sia successiva alla cacciata dei gesuiti (novembre 1767), e che la sua realizzazione si collochi in una sorta di rappresentazione della presa di possesso da parte dei proprietari succedutisi, ( i Cardillo dal 1871 al 1860 e gli Alliata dopo) assai comune nel secolo scorso, e che ha dato luogo a molti falsi sparsi nell'isola. 

Purtuttavia, indipendentemente dal tempo di realizzazione rimane grave la scomparsa in se di un pezzo significativo di un complesso monumentale unico per ricchezza di storia, vicende, suggestioni. 

Ed ancora più grave è l'indifferenza a livello locale , con cui la scomparsa di pezzi di storia e cultura avviene, ancora oggi come si usa dire "alle soglie del terzo millennio" . Segno di una non sintonia della comunità locale con le correnti culturali presenti in Italia e nel mondo, di per se stessa foriera di ulteriore arretratezza e sottosviluppo negli anni a venire.

La Torre in una foto di alcuni anni fa

 

"Giornale di Sicilia" 29/12/1998

 Giornale di Sicilia 29/12/1998

"La Sicilia" 30/12/1998 

La Sicilia 30/12/1998

"La Repubblica" 30/12/1998 

La Repubblica 30/12/1998

"La Repubblica" 31/12/1998 

La Repubblica 31/12/1998

La torre centrale in una foto di alcuni anni fa.

La carta del Provenzano (1660) 


 Una vista recente prima del crollo 

La fontana asportata da tempo 

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